Circe - Recensione

 


Finalmente. Finalmente anche io ho letto “Circe” di Madeline Miller.

“Non mi sorprese come venivo ritratta: la maga altezzosa annichilita di fronte alla spada dell’eroe, inginocchiata a supplicare pietà. Le donne umiliate mi sembrano il passatempo preferito dei poeti. Quasi non possa esistere storia senza di noi che strisciamo o piangiamo”.

“Circe” è un romanzo di cui ho sentito molto parlare. È un libro che dopo la prima scoperta ho atteso molto prima di leggere, perché non mi fido generalmente troppo dei riadattamenti dei miti. Trovo che abbiano in sé una loro bellezza e diffido di chi vuole ampliarne la storia, sia causa della mia educazione classicista o di un velo di cinismo. Col tempo la mia curiosità è cresciuta e mi sono lasciata convincere da chi ne tesseva le lodi e me lo consigliava e posso assicurare a chiunque, che non me ne sono minimamente pentita.

Il romanzo è una rivisitazione del mito classico della maga Circe, che regna sull’isola di Eea e che è meglio conosciuta per essere stata amante di Ulisse per circa un anno del suo viaggio in mare. Quello che si sa di questa figura riguarda più che altro la relazione con Odisseo, più qualcosa sulle sue origini e vita tramite vari miti o racconti, la Telegonia e ovviamente l’Odissea. Le storie sono tante, le versioni su come si sviluppa e finisce la vicenda di Circe ancora di più. La Miller sceglie le strade che più si addicono al suo racconto e a quello che vuole trasmettere e arriva a scrivere un romanzo in cui presenta una figura protagonista coi suoi desideri, motivazioni, impulsi ed emozioni. Soprattutto delinea una figura estremamente coerente dall’inizio alla fine.

L’aspetto che secondo me colpisce da subito dello stile di scrittura dell’autrice è che è in grado di trasmettere le sensazioni e gli stati d’animo di Circe senza sforzo già dall’inizio. Dopo le prime trenta pagine il lettore è già legato alla maga di Eea, è rapito dai suoi pensieri, dai suoi conflitti, dalle sue gioie e dai suoi dolori. La scrittura è varia, le ripetizioni sia lessicali che di concetti quasi nulle, lo stile scorrevole e per niente ermetico. È poi presente un gusto secondo me davvero notevole nell’inserire epiteti, descrizioni e rimandi all’epica classica.

A questo proposito ho decisamente apprezzato il modo di intrecciare vari miti con la figura di Circe, anche solo per sentito dire o storie che le vengono raccontate. Alcuni sono spiegati in maniera più estesa, altri citati in brevi avvenimenti o anche qualche nome solitario. A chi già conosce la mitologia greca non mancherà il piacere della reminiscenza, per chi non la conosce è un bel modo di fare i primi passi in questo mondo.

Pur prendendo spunto dall’epica greca anche nello stile non è poi eccessivamente lirica o complessa, ma è accessibile alla maggior parte dei lettori. Ho deciso di leggere il libro in italiano, perché mi era stato consigliato così, per cui non so se la bellezza della prosa sia dovuta anche a sagge scelte di traduzione. Ma che sia una traduzione legata strettamente alla scrittura originale o che si prende le sue libertà nel cercare di ricordare vagamente il genere epico, si tratta in ogni caso di una scelta molto adatta che fa apprezzare ancora di più la lettura.

In questo senso “Circe” è la prova di ciò che sostengo da tempo: nei libri, e soprattutto nel genere fantastico, non è obbligatorio creare contenuti nuovi per ottenere un bel romanzo. Molto sta nel saper rielaborare, nel saper fare le scelte adatta per raccontare una storia, nel creare personaggi convincenti, nell’evitare ripetizioni, nel non peccare di pigrizia nella scrittura. Insomma, può capitare che conti di più come si scrive, di cosa. I miti greci sono molto conosciuti, sono stati rielaborati e rivisitati, riadattati o anche semplicemente sono stati fonte di ispirazione. Eppure, la Miller riesce a prendere una figura famosa come quella di Circe, che già da altri è stata rivista e riscritta, e crea qualcosa di sorprendente, che trascina e coinvolge.

Circe non è più la temibile maga che trasforma gli uomini di Ulisse in porci e che lo strega. Non è la ninfa da temere e allontanare. È semplicemente una persona come altre. Prima una bambina, se non nella figura almeno nell’anima, poi una ragazza, infine una donna. Ed è una donna che odia più di altri il suo essere divinità; una donna che non riesce a scendere a patti con l’ordine di un mondo governato da dei e titani immortali e schiavi dei loro capricci e della loro vanesia; una donna che soffre enormemente, che si sente sola, che vuole qualcosa in più di questa sua esistenza millenaria. Non ha paura di lottare per ciò che vuole, di ammettere i propri errori, di capire che pur essendo una ninfa sempiterna anche lei si trova su un percorso di crescita e cambiamento.

La Miller decide quindi di colmare i vuoti, il non scritto nascosto nella mitologia. In fondo chi era Circe? Che infanzia ha avuto? Che vita ha scelto? Che cosa avrà provato? Quali erano i suoi pensieri?

Si tratta, di fatti, di un bellissimo studio di un personaggio sotto forma di un romanzo incalzante da cui non si riescono a staccare gli occhi. Occhi che alla fine troverete inumiditi nel dover salutare questa meravigliosa figura descritta da Madeline Miller.

Un altro punto a favore di questo libro è la capacità di parlare senza prepotenza della condizione di donna in un mondo maschile. L’autrice non sceglie di potenziare aspetti patriarcali descrivendo un ambiente prettamente misogino. Molti ormai fanno così, andando a depotenziare le vittorie della figura femminile di cui trattano. In altre parole è semplice descrivere un ambiente dichiaratamente misogino e una figura che lo rifiuta. Più difficile è parlare di un sistema con una misoginia sistematica e più nascosta e mostrare la forza e la volontà di chi vi si oppone. La Miller non inserisce questa tematica mettendola nero su bianco, ma tramite le esperienze, la crescita e i ragionamenti di Circe stessa.

Insomma, “Circe” è un romanzo che consiglio a tutti. A chi piace la mitologia e a chi non piace; a chi vive per il fantastico e a chi lo detesta; a chi è un purista della letteratura classica e a chi non lo è; a chi già conosce i miti e a chi non ne sa molto. Si tratta infatti di un libro che più che raccontare una storia, un’avventura o un’epopea, parla di una vita, di una persona e della sua essenza.

Sono ansiosa di leggere anche “La Canzone di Achille” della stessa autrice, mentre consiglio “Capitano Ulisse” di Alberto Savinio a chi di voi ha già letto “Circe, in quanto si tratta di un testo teatrale in cui si vede una rivisitazione delle figure femminili presenti nell’Odissea.


Voto: 5/5

 

“Fu la mia prima lezione. Celato sotto il dolce volto familiare delle cose, ce n’è un altro in attesa di spaccare in due il mondo”

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