Racconti di Pietroburgo - Recensione
I racconti dell'edizione Feltrinelli che io ho letto sono cinque: La Prospettiva Nevskij, Il naso, Il ritratto, Il cappotto e Il diario di un pazzo.
La Prospettiva Nevskij 3(-)⭐
Gogol' sfrutta due personaggi, Piskarëv e Pirogov, per parlarvi dei numerosi inganni che si celano dietro la bellezza di una delle strade di Pietroburgo. Un racconto che vuole più che altro parlare di ciò che si nasconde dietro le apparenze, dell'amore per la bellezza, la difficoltà di trovarla e così anche l'innocenza. Non un vero e proprio racconto quanto due episodi che sintetizzano bene l'idea di Gogol' sulla città stessa.
Il naso 3.5/5 ⭐
"Se almeno ci fosse stato qualcosa al posto del naso, e invece niente!"
Cosa succederebbe se una mattina vi svegliaste senza naso? Un racconto dell'assurdo dai passaggi teatrali sulla possibilità di avvenimenti impossibili, che non manca anche di una dose di autoironia per la scelta del soggetto della storia. Non c'è una vera risoluzione, ma in ogni caso molto apprezzabile per l'idea in sè e i passaggi in cui viene presentata al lettore, che con linearità riescono a portare senso nell'inverosimile.
Il ritratto 4.5/5 ⭐
Il racconto più lungo della raccolta e forse il meglio strutturato. La storia in questione è quella con più intreccio narrativo. Presenta tratti dell'horror che non mi sarei aspettata e che vengono descritti in modo molto coinvolgente e cupo, soffermandosi sulle sensazioni del protagonista, i suoi pensieri, i suoi timori e le sue angosce in rapido avvicendamento. Ha anche un che di Poe e de "Il ritratto di Dorian Gray" di Wilde. L'ho divorato, anche se alcune parti di lirismo su arte e poesia e altre dense di retorica cristiana mi hanno fatto rallentare un po'. Tutto ruota attorno a un ritratto trovato nella bottega di un collezionista, da cui derivano grandi fortune e altrettanto grandi tragedie.
Il cappotto 4/5⭐
Non senza una dose di umorismo, di quello pronunciato con un tiepido sorriso mentre ti lisci il panciotto, Gogol' qui racconta una storia che può essere espressa con una frase di uno dei racconti precedenti:
"Ma al mondo non c’è nulla di duraturo e perciò anche la gioia, nell’attimo che segue, non è già più così viva; poi essa diventa ancor più debole e, infine, inavvertitamente si confonde con lo stato d’animo abituale, come nell’acqua un cerchio prodotto dalla caduta d’un sassolino finisce per confondersi con la superficie liscia"
Nella lettura di questo racconto si passa dal provare tenerezza per un introverso protagonista che prova gioia solo per il proprio lavoro, a un'ansia spropositata per i problemi della vita, dal condividerne la gioia per quel qualcosa di buono che ogni tanto capita, all'inevitabile mancanza di senso di alcuni avvenimenti. Per finire con una nota di sorpresa per la direzione in cui Gogol' decide di fare proseguire il racconto, ovvero come non ti saresti mai aspettato.
Il diario di un pazzo 5/5⭐
"Confesso che mi si è stretto il cuore quando ho immaginato la delicatezza e la fragilità della luna. Si sa che la luna viene prodotta ad Amburgo; ed è di produzione assai scadente [...] E per questo la luna stessa è una sfera così delicata che la gente non può viverci, adesso ci vivono solo i nasi. E proprio per questa ragione noi non possiamo vederci i nostri nasi, perché questi, adesso, si trovano tutti sulla luna".
Questo è un assaggio di uno dei racconti più coinvolgenti della raccolta. Il titolo stesso della storia svela molto di più di quanto facciano tutti gli altri titoli: la parabola discendente verso la pazzia viene raccontata dal punto di vista di chi la vive, come qualcosa di perfettamente normale e i momenti di dolcezza e genio nelle frasi e idee che si susseguono in questo diario, si alternano con maestria all'angoscia e alla nota amara che si sente in fondo al palato leggendo il finale di questo racconto.
La raccolta nel suo insieme è molto equilibrata e pensata bene nel susseguirsi dei racconti: un racconto introduttivo, un racconto che dà un primo sguardo sull'assurdo, un racconto centrale più lungo e strutturato che esprime tutta l'abilità di Gogol' nel suscitare emozioni e creare suspence nonché gestire una trama più complessa, un racconto di mezzo che riassume il punto di vista dell'autore sulla solitudine e l'incapacità di relazionarsi, un racconto finale che sorprende e scuote il lettore.
Un riso amaro serpeggia in tutte le storie, dove i personaggi sembrano subire più che essere protagonisti della loro vita.
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I "Racconti di Pietroburgo" non è un libro indispensabile. Non vi dirò: "Dovete leggerlo assolutamente! Cosa state aspettando?" (Ma cos'è poi un libro indispensabile? Forse tutti lo sono?) Questa raccolta di è un libro che può dare molto al lettore: idee, riflessioni, emozioni. Tutto grazie allo sguardo acuto di Gogol', alla mente vivace che non smette di fare associazioni tra quello che vede e che scrive, alla sua capacità di portarti dove meno ti aspettavi. Non è mio compito dirvi se è indispensabile o meno, ma sicuramente a non leggerlo potreste perdervi un piccolo mondo che personalmente mi ha rapita.
Voto: 4.5/5 ⭐
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