La Stirpe della Gru - Recensione


     



    Verità? Suvvia: E' una menzogna travestita.”

    “La Stirpe della Gru” di Joan He è la storia di Hesina, principessa di un regno di una Cina fantastica; un regno che dalle prime righe è descritto come fondato su un principio di tensione alla rettitudine morale, sul trionfo della verità, sull'incorruttibilità. Un sogno di utopia che questa utopia sembra averla raggiunta.

    Cosa potrà mai andare storto?

    (Tutto)

    Inizio subito dicendovi cosa mi è piaciuto

    •  La cosa che ho preferito di questo libro è il dipanarsi delle relazioni famigliari. Dal perché di certi atteggiamenti tra i personaggi, alla descrizione dei delicati equilibri all’interno di una famiglia. Dai piccoli (o grossi) traumi che possono incrinare i rapporti fino a non ricordarsi bene più perché hai dissapori con un fratello, una sorella, un genitore.
    • La trama stessa è molto legata al concetto di famiglia, in un certo senso. Man mano che conosci i personaggi e alcune storie si sviluppa anche la narrazione. Tutto ciò è tessuto con abbastanza maestria da essermi risultato decisamente piacevole da leggere.·        
    • La base su cui si fonda la storia, la sua mitologia, il sistema magico sono molto interessanti e incuriosiscono
    • Mi è piaciuta l’idea dei Precetti a inizio di ogni capitolo. È un modo intelligente per determinare l’atmosfera di ogni nuovo passaggio. Di sicuro non è una novità inserire frasi a inizio capitolo, ma qui è più efficace che in altri libri, anche per alcuni motivi che capirete quando leggerete.
    • Ci sono chiaramente, per quel che ne so, riferimenti alla cultura e filosofia orientale e alla storia cinese, anche se non riesco a inquadrarli tutti perfettamente. Colgo comunque una lode e una critica ad alcuni concetti e una condanna dell’assolutismo, cosa che ho trovato apprezzabile.
    •   È un libro sulla perdita delle illusioni e dell’innocenza infantile, sulla conoscenza, sulla storia, sul potere delle leggende e delle parole, sulla tolleranza e la sua controparte; e ancora sulla verità e sull’uso che se ne fa, sul sacrifico e sull’impossibilità di controllare ogni cosa. Nonché sull’idea che non tutto è ideale e come lo si dipinge, anzi è spesso e volentieri ben lontano da esserlo.
    • Alcuni colpi di scena erano molto azzeccati
    • Il finale

    Tra quello mi è piaciuto per il 70% in realtà si trova esattamente quello che non mi è piaciuto:

    •  Innanzitutto, la mitologia e la descrizione degli ambienti. In una parola, il world building: è abbastanza carente. La potenzialità c’è tutta, si approfondisce un po’ man mano che si va avanti con il libro. Però, da una parte, quella della mitologia e del sistema magico, si poteva avere qualcosa in più. Ci sono gli scorci, si riesce a capire. Ma alcuni dettagli, e forse qualcuno di voi sa a cosa mi riferisco (dico solo che la He ha un po’ incontrato Nolan, per darvi un indizio senza fare spoiler), potevano essere esplorati maggiormente; dall’altra, ovvero gli ambienti della storia, il 90% del racconto è in un unico ambiente o quasi, quello del palazzo, mentre l’esterno sembra quasi più affidato all’immaginario tradizionale che abbiamo dei paesaggi cinesi.
    • I temi di cui parla, per quanto interessanti, sono davvero tanti e non a tutti viene reso giustizia allo stesso modo. Se in parte è abbastanza normale, può diventare un po’ frustrante cogliere il potenziale e la bellezza di alcuni ragionamenti liquidati in poche frasi. A volte sembra che l’autrice abbia troppe cose da dire e il risultato è che sembra di saltare da un tema all’altro finché si crea un po’ di confusione.
    •  Il finale stesso, per quanto sia proprio l’ultimo atto a essere il punto forte della storia, è in alcuni punti un po’ traballante. C’è qualche buco di trama che a me sembra abbastanza grosso (ma che non mi terrà sveglia la notte) e alcune cose vengono risolte con dei meccanismi deus ex machina o in maniera veloce e forse un po’ semplicistica
    • 2/3 dei colpi di scena si vedevano arrivare lontano 40 pagine e nel punto successivo vi dirò perché. Un paio li ho trovati anche abbastanza insensati (o meglio, posso cogliere il senso, ma mi sembra molto flebile)
    •  La protagonista per metà libro è di un’ingenuità disarmante e nella seconda metà semplicemente aumenta il ritmo e mancano le possibilità perché si riveli nuovamente tale. Perché dico “disarmante”? Non è goffa, non manca di intelligenza. Magari manca di interesse su alcuni temi che la possono portare a una parziale ignoranza o incomprensione di alcuni meccanismi politici, ma non dimentichiamoci che ha comunque avuto un’educazione da regina. Sì, è giovane, ha 17 anni, ma non è così giovane. Sì, è spaesata, ma sotto alcuni punti di vista si riprende abbastanza in fretta. Semplicemente è, appunto, ingenua. Questo fa sì che sia troppo fiduciosa, mentre il lettore non lo è, così che al momento del plot twist non si riesce a vivere lo stesso sgomento della protagonista. Perché? Perché hai capito pagine e pagine prima dove si andava a parare. Quello che invece viene da dire a volte è: “ben arrivata”.  Procedendo con la lettura, questa ingenuità e innocenza vengono meglio inquadrati in un percorso di crescita personale e tematico che ha senso. Trovo però che renderla così naive a inizio libro porti alla creazione di un palese strumento narrativo in cui l’ingenuità sopra citata funge da giustificazione per degli sviluppi della trama che altrimenti non sarebbero potuti avvenire. A ciò si aggiunge che ad alcuni avvenimenti non vengono date delle vere e proprie spiegazioni, sempre a causa di questo atteggiamento inverosimilmente fiducioso della protagonista.
    •  La morte dei mille tagli. Sì, abbiamo capito: è terribile e i criminali vengono giustiziati così. Basta dirlo un paio di volte, non in continuazione.
    •  Instant Love. Non è predominante, ma io ne faccio a meno.

    Nel complesso comunque il libro è carino, godibile, scorrevole. Una lettura semplice e a mio parere abbastanza veloce che può intrattenere. Si risolleva sicuramente nella parte finale, anche se rimangono dei buchi di trama che non riesco ad ignorare del tutto. Questo, insieme ad altri elementi relativi al world building, alla quantità di temi rappresentati e al finale mi fa credere che il progetto non fosse inizialmente concepito come uno stand alone, ma almeno come una trilogia. E se fosse effettivamente così, forse sarebbe stato meglio e giusto dare all’autrice questo spazio, perché la storia ne avrebbe giovato molto.

    Parliamo poi della copertina che a mio avviso è semplicemente fenomenale.

    Voto: 3-/5⭐ 

    Lo stile mi incuriosisce e sarei interessata a leggere altri lavori più maturi e articolati da parte di Joan He.

    Passiamo più nel dettaglio con la parte spoiler della recensione. Per cui non proseguite oltre se avete intenzione di leggere il libro.

    Le cose che mi sono piaciute:

    ·         Una cosa che mi è piaciuta è comunque l’idea di fondo del sistema magico, ovvero tutto il concetto di portare qualcosa dal suo stato futuro o passato al presente (mi è un po’ venuto in mente Tenet di Nolan).

    ·         Sulla stessa linea mi è piaciuta molto l’idea che spiega l’immortalità dei genitori di Hesina e il cui significato è semplice: L’immortalità delle leggende. Trovo molto poetico e delicato far sì che i due siano l’incarnazione del mito immortale che hanno creato. Una dolce maledizione.

    ·         Il cambio di prospettiva alla fine, come se ci fosse un nuovo protagonista, come se la protagonista non fosse mai stata davvero Hesina.

    Tra le cose che non mi sono piaciute ci sono:

    ·         Che il ministro Xia fosse chiaramente, dalle prime righe in cui viene nominato, un personaggio di dubbia moralità. Quando i personaggi sono descritti come moralmente retti di solito sono piuttosto infimi. Non so se fosse intenzione dell’autrice farlo capire e so che è molto difficile, quasi impossibile, riuscire a nasconderlo a volte. La rivelazione però è diventata il primo colpo di scena, che però colpo di scena non era.

    ·         Che lei si fidi cecamente di un detenuto perché glielo ha detto un indovino. Molto nobile, ma è anche per questo che parlo di ingenuità. Nella sua posizione non potrebbe permetterselo o   comunque il conflitto dovrebbe essere più accentuato, ma non succede. Semplicemente si fida. E questo spesso è il problema delle Instant Love.

    ·         La morte di Lilian. Completamente inaspettata sì, ma l’ho trovata senza senso. Un deus ex machina mal posizionato per risolvere una situazione che ancora non aveva trovato una fine. Un deus ex machina che alla fine ha un su scopo e uno suo significato (non tutto va come vuoi, le tragedie capitano, bisogna prendere decisioni quando si deve e non tentennare e tanti altri, a volte non c’è significato nella morte e bisogna darglielo), ma che ho trovato abbastanza assurdo. L’unica giustificazione che si trova è l’amore fraterno di Lilian per Hesina, la gratitudine al padre per averla accolta e il voler aiutare un popolo con cui non condivide le sofferenze (non è un’indovina). Potrebbe anche bastare, non è poco, ma non c’è stato abbastanza sviluppo di questo personaggio per non vedere la sua azione come forzata. Anche perché questa ragazza avrà avuto dei sogni, delle speranze. Che però noi non conosciamo.

    Per cui anche la sua morte appare un po’ distante.

    Triste, sì, ma distante.

    Se doveva essere ricondotto tutto a quanto sia pericolosa la corte, la politica e quanto sia ardua la via verso l’utopia forse potevano esserci ancora più intrighi. Ma con uno stand alone è difficile.

    ·         Qualcuno deve spiegarmi, come fanno i genitori di Hesina a fingere la propria morte e poi tornare a regnare così come nulla fosse? Come? Hanno sfruttato altri indovini per confondere la corte? Ci sarà stata una linea di successione se qualcuno per un po’ ha regnato al loro posto. O chi regnava in loro vece conosceva il loro segreto? Ma a questo punto quanti lo conoscevano? Sono perplessa e questo per me è il buco di trama di cui parlavo prima.

    ·         Anche il piano elaborato di Caiyan alla fine è un po’ troppo condensato per risultare così sconvolgente.




     


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