L'Attraversaspecchi - Recensione della saga
Eccoci per la recensione di una delle saghe più discusse dell'ultimo anno: "L'attraversaspecchi" di Christelle Dabos.
Per chi non lo sapesse si tratta di una serie di quattro libri scritti da un'autrice francese e pubblicati in Italia per Edizioni E/O. Questi sono:
- Fidanzati dell'Inverno
- Gli Scomparsi di Chiardiluna
- La Memoria di Babel
- Echi in Tempesta
La recensione che segue sarà spoiler free fino al terzo libro. Dal quarto scriverò una parte senza spoiler e una con, la più lunga, che comunque verrà segnalata.
LA TRAMA
In realtà è piuttosto semplice. E non è ne una forza nè una debolezza.
Il mondo non è più come lo conosciamo oggi. O meglio, il mondo non c'è più. Al suo posto delle Arche gravitano intorno a un centro, sospese nello spazio.
Ofelia vive su Anima ed è dotata di un particolare potere che viene tramandato da un antico Spirito di Famiglia.
E' un'animista: una persona con la capacità di leggere gli oggetti e nel suo caso particolare, le memorie dei precedenti proprietari di quell'oggetto.
Ofelia è però anche un' Attraversaspecchi, può cioè viaggiare in luoghi conosciuti attraverso gli specchi.
Un giorno Ofelia viene promessa a Thorn, un abitante di un'altra Arca e da lì iniziano le sue avventure e inizia a svelarsi e dipanarsi un mistero che è decisa a risolvere.
UNA VISIONE GENERALE
Nel complesso quella de "L'Attraversaspecchi" è una serie piacevole da leggere, se non addirittura appassionante per i primi due libri.
Ofelia inizialmente è un personaggio che potrebbe infastidire alcuni lettori. E' un po' uno stereotipo: E' goffa, non è particolarmente carina, non ha particolari ambizioni, inciampa sempre (anche se è giustificato). E' anche determinata, intelligente, fedele a se stessa, disposta a capire cosa sbaglia e pronta a cambiare e crescere.
Thorn è un personaggio molto umano. E non dico altro per evitare spoiler.
Il tutto è costellato da personaggi secondari che brillano per caratterizzazione specialmente nel secondo libro e da ambienti e worldbuilding abbastanza dettagliati e coinvolgenti.
E' però una serie, che seppur piacevole lascia anche a desiderare nello sviluppo complessivo. Come potete vedere dai voti che ho dato a ogni singolo libro, la mio opinione personale è che la saga descriva una parabola discendente.
Significa che a parer mio non dovete leggerlo? No, è comunque un mondo interessante che ha la sua bellezza. Semplicemente se alla fine rimarrete delusi sappiate che è un'emozione che ho provato anche io e vi spiego qua perché. Se invece rimarrete soddisfatti ancora meglio.
Il mio suggerimento, in base alla mia esperienza, è di comprarlo in ebook, piuttosto che in cartaceo.
LIBRO PER LIBRO
Libro I - Fidanzati dell'Inverno
Partiamo quindi dal primo libro. Ti introduce a un mondo, ti presenta i personaggi, crea delle domande che ti portano avanti nella lettura. Può non avere un ritmo travolgente, può "non succedere nulla" per gran parte dello stesso, ma ti intrattiene, ti fa affezionare. Alla fine vuoi saperne di più.
I personaggi principali, Ofelia e Thorn, iniziano a venire delineati, appaiano molto umani, forse un po' frustranti.
Essendo il primo libro tanto spazio viene lasciato a al worldbuilding, alla storia personale dei personaggi, alle dinamiche di questo nuovo mondo.
Tutto questo incuriosisce, dà spessore e anche un pizzico di realismo nelle relazioni tra i personaggi.
Nel complesso un solidissimo 4/5 ⭐
Il miglior libro della serie, un meritatissimo 4.5/⭐
Ero pronta a leggere e accettare quello che mi si sarebbe presentato, pronta a immergermi di nuovo nell'universo creato da Christelle Dabos.
E così ho fatto.
Preso in mano il volume mi sono buttata a capofitto in questo ultimo libro, pronta a ricevere delle risposte, anche se non tutte magari, perché no. Pronta a leggere di cose che non volevo succedessero o che aspettavo da tempo, pronta a emozionarmi.
Libro III - La Memoria di Babel
Il terzo libro lascia molto perplessi. Ofelia si sposta a Babel, spostamento che si accetta insieme al cambiamento che comporta: lo si vede come un'opportunità per approfondire il mondo creato dalla Dabos, per iniziare a capire e collocare la fitta trama di misteri ed eventi che l'autrice ci aveva ormai lasciato scorgere.
Il risultato, sfortunatamente, non è quello sperato.
I personaggi secondari introdotti iniziano a essere lasciati da parte, diventando strumenti per lo svolgersi della trama. Ne incontri altri, certo, ma non viene dato loro abbastanza spazio perché tu possa davvero conoscerli. Diventa abbastanza chiaro che il libro vuole semplicemente porre più elementi e creare una base solida per poter poi dare al lettore le risposte che ormai si pone da due libri e mezzo. Inizia una sorta di "info dumping" sulle meccaniche che hanno creato le arche, che le muovono, si infittiscono i misteri.
Alla fine il libro lascia insoddisfatti perché termina un po' come è iniziato: in sospensione, esattamente come è stata Ofelia per due anni su Anima.
Anche la relazione con Thorn inizia a essere esageratamente frustrante, ma sempre non troppo da creare malumore. Il problema vero è che Thorn inizia a essere visibilmente delegato a un ruolo secondario più utile allo sviluppo di Ofelia che alla definizione di se stesso.
Non importa, pensiamo, ci sarà un ultimo libro.
La Dabos, dicono, ha fatto così anche con il primo e il secondo. Prima informazioni e poi la trama e lo sviluppo.
Sarà così anche con il quarto.
Non importa, pensiamo, ci sarà un ultimo libro.
La Dabos, dicono, ha fatto così anche con il primo e il secondo. Prima informazioni e poi la trama e lo sviluppo.
Sarà così anche con il quarto.
Voto finale 3-/5⭐
Libro IV - Echi in Tempesta
Ecco che arriva la delusione
Premetto che ho aspettato questo libro per mesi, ero entusiasta alla sua uscita, non vedevo l'ora di leggerlo e non avevo idee su come dovesse finire.Ero pronta a leggere e accettare quello che mi si sarebbe presentato, pronta a immergermi di nuovo nell'universo creato da Christelle Dabos.
E così ho fatto.
Preso in mano il volume mi sono buttata a capofitto in questo ultimo libro, pronta a ricevere delle risposte, anche se non tutte magari, perché no. Pronta a leggere di cose che non volevo succedessero o che aspettavo da tempo, pronta a emozionarmi.
Il libro in sé penso possa essere apprezzato. E' la conclusione di una saga, hai delle risposte, chiudi un cerchio, ma alla fine di tutto quel che rimane non è che una delusione.
I personaggi principali vengono snaturati. Non sono più davvero loro, non per quanto riguarda le colonne portanti del loro carattere, se non in alcuni momenti. I personaggi secondari praticamente non esistono più.
Ci sono degli strumenti narrativi usati troppo esplicitamente, con il risultato di irritare il lettore. C'è una grande confusione nella scrittura e un finale non soddisfacente ( e non per quello che crederete dopo aver letto il libro e ripensando a questa recensione).
Voto finale: 2/5⭐
Ecco che mi addentro nella parte spoiler della recensione (mi soffermerò sulla trama e su dettagli, quindi consiglio di non leggere a meno che non abbiate terminato il libro). E questa delusione non è comunque legata al libro in sé, che mi ha incuriosito nella lettura, ma più al fatto che mi ha reso vagamente insapore tutta la saga.
Compro il quarto volume (non avete idea per quanto lo ho aspettato). Inizio ottimista, mi butto a capofitto, accetto tutto ciò che leggo.
Man mano che vado avanti comincio a rendermi conto maggiormente della struttura del libro: Ofelia non fa niente, Ofelia cammina come in un sogno aspettando che le accadano cose che portano a delle risposte. Sì, va lei all'Osservatorio, sì parla con Thorn della strada da seguire, delle decisioni da prendere. Di fatto però, tutte le sue decisioni sono in un certo senso "predestinate". Fino all'ultimo non c'è una vera possibilità di scelta. Ofelia è su un cammino che è già stato scritto e lei, pur inconsapevolmente, ci si abbandona.
Non è una mancanza di carattere del personaggio, no, anzi, di carattere ne dimostra sempre. E' una strutturazione della trama che vuole semplicemente fornire risposte al lettore. E' il libro finale di una serie e tale deve essere a tutti gli effetti. La trama che si era sviluppata lentamente in tre libri va recuperata e accelerata, vanno introdotti nuovi concetti prima solo accennati o mai considerati, va spiegato, spiegato e spiegato.
Ed ecco che Ofelia lascia semplicemente che le cose le capitino. Cosa che non ha mai davvero fatto nel resto della saga, cosa che non ha mai davvero accettato se le veniva imposta. In "Echi in tempesta" qualsiasi sua ribellione è condizionata, asservita alla necessità pressante di mandare avanti la trama.
La cosa che mi ha lasciato più delusa è poi il definitivo abbandono dei personaggi secondari: Archibald, Berenilde, la zia, Gaela, Renard, pure Vittoria.
Vengono ridotti a piccoli cammei in capitoletti del libro o apparizioni finali insignificanti. Tutta la trama Archibald-Gaela-L'Altro serve solo a tenere l'antagonista bloccato.
Perché?
Di nuovo ai fini della trama. Se Diyoh si libera, ormai quasi onnipotente, l'unica azione logica che compierà sarà trovare Ofelia e questo non può succedere, perché abbiamo 500 pagine da leggere, 500 pagine in cui seguire un' Ofelia che in maniera relativamente passiva e un po' come un burattino riceve a cascata e progressivamente risposte che non fanno altro che essere smentite nei capitoli successivi, per produrre la prossima rivelazione: "Quello che è stato appena scritto non è del tutto vero, eccoti il passo successivo".
Un meccanismo che è segno di grande pianificazione se succede nell'arco di 4 libri, ma di confusione se succede in un unico libro finale.
E Berenilde? Un personaggio così forte e sfaccettato ridotto a una misera apparizione finale.
Parliamo adesso di Vittoria. La Dabos ci aveva lasciato con il fiato sospeso alla fine del terzo libro anche per quanto riguarda questo nuovo e piccolo personaggio. E come tutti in questo mondo diventa una spettatrice, un ruolo che viene con lei estremizzato. Alla fine del libro non capisci davvero quale fosse il suo scopo. Aiuta Thorn, lo aiuta a riprendere possesso degli artigli, sì. Ma a che pro? Thorn comunque sappiamo che è bloccato nel Rovescio. Conosce l'Altro, ma, di nuovo, perché? Nelle interazioni tra i due ci sono frasi criptiche che poi si capiranno essere collegate al Rovescio, ma rimangono comunque quello che sono, frasi criptiche. Non sono nascoste in esse delle spiegazioni, degli indizi. Niente.
Stessa sorte viene subita da Octavio. Un personaggio introdotto nel terzo volume, la cui superficie viene appena scalfita e che in questo scompare dopo il primo quarto, per scomparire letteralmente verso la metà del volume e venire innalzato al rappresentante, nella mente di Ofelia, di tutti i dispersi nei crolli delle arche.
Meglio non citare Seconda, un personaggio volendo pieno di potenziale che non è altro che uno strumento dichiarato. Non nelle mani dell'Osservatorio, no, ma dell'autrice che se ne serve unicamente per riempire di domande Ofelia e il lettore e infine per spingere Thorn nel Corno. Nonché per introdurre l'idea degli echi futuri, che aggiungono questo concetto di predestinazione che Ofelia tanto mostra di odiare, ma che alla fine si conclude semplicemente con l'idea ormai un po' banale, trita e ritrita, del "il destino ce lo creiamo noi".
Passiamo infine a Thorn che sì, non è altro che un personaggio secondario ormai. Peggio. La controparte romantica di Ofelia, prima così interessante, misteriosa, contraddittoria, fallace nella sua umanità zoppicante, viene ridotta a un puntino sulla pagina. Non solo in questo libro rimane sullo sfondo o non è proprio presente, ma diventa, per sua stessa ammissione, solo un personaggio che vuole essere indispensabile ad Ofelia come unico scopo nella vita. Se da una parte è un'ammissione importante di un problema che aveva dimostrato di avere, se da una parte lo rende incredibilmente umano, se da una parte fa capire come ci sia un continuo tentativo di migliorarsi e accettarsi da parte di tutti, dall'altra conferma semplicemente quello che è diventato: uno strumento per mettere in luce la protagonista. E lo trovo uno spreco. Thorn, come personaggio, aveva tantissima potenzialità. Era una persona "danneggiata", era quindi una persona vera, che soffriva, che aveva indubbiamente delle limitazioni, che aveva sofferto nell'infanzia e con dei traumi.
Era un personaggio così umanamente imperfetto da essere perfettamente umano.
La mancanza di sviluppo di questo personaggio relega tutto questo suo percorso e tutte le sue azioni alla pura superficialità.
Arriviamo alla fine, che riassumerò in queste semplici parole: L'Altro, Elizabeth e questo maledetto Rovescio.
Quello che si sperimenta nella lettura di "Echi in tempesta" è pura confusione. E non fraintendetemi, amo complessità e confusione. Mi piace pure se alla fine del libro mi rimane dell'incertezza, se mi rimangono delle domande, se rimango a pensarci e a cercare di capire cose non dette.
Quella di questa puntata finale però non è la mia confusione, ma quella di Christelle Dabos.
Prendiamo l'Altro. Chi è? Domanda fondamentale ripetuta all'esasperazione. E' un' eco, è un'ombra, no, aspettate, è un mostro, è una cristallizzazione, no, è Ofelia, oh mio dio è Ofelia, no è qualcuno che conosce, no è di nuovo un'eco, è l'eco di Ofelia! No, no, è solo un'eco apocalittica, un'eco che Ofelia ha replicato. Ah! Ci sono due "Altro" quindi? No, tranquilli, ce ne è solo uno. Ma chi è? Ah, è Dio!
Insomma, tutto questo tira e molla di 500 pagine per scoprire quello che avevi già immaginato: L'Altro è quello che abbiamo sempre creduto essere Eulalia Diyoh, l'essere onnipotente che rimbalza da un'arca all'altra.
E quindi chi è Eulalia Diyoh? Semplice, è Eulalia, no è Ofelia. E' Ofelia? Ma non era l'Altro? No, aspetta, Eulalia e l'Altro sono la stessa cosa. No, no, no, aspetta, Ofelia e Eulalia sono la stessa persona. No, fermi! Eulalia è Elizabeth!
Chi?
Elizabeth, chiaramente, Elizabeth, ve la siete scordati? Ma come avete potuto. Elizabeth quel personaggio fondamentale che spunta nel terzo libro e che compare ogni tanto in questo.
Arriviamo adesso alla fine, fine vera e propria e parliamo di nuovo di Ofelia e Thorn.
Mi piacciono le storie romantiche, lo ammetto, ma non le trovo indispensabili.
Soprattutto penso vadano evitate se non inserite organicamente nella storia.
Ofelia e Thorn mi piacevano proprio perché lo erano. Avevano senso, erano imperfetti, crescevano insieme, si fraintendevano e poi si capivano, seguivano un mistero insieme. Era una storia frustrante, sì: più separati che altro, più distanti che vicini, più incomprensioni che comprensioni. Tutto questo però era coinvolgente, la frustrazione apprezzabile. Sapevi, eri sicuro, che ero tutto pianificato, che c'era una progressione nella loro relazione, una crescita e che ci sarebbe stata soddisfazione nel leggere anche questa conclusione.
Mi piacciono le storie romantiche, lo ammetto, mi piacciono pure se finiscono male.
Non devono finire per forza con il "vissero felici e contenti". Apprezzo i finali felici e apprezzo i finali tristi allo stesso modo, purché si inseriscano bene nella storia raccontata. Se invece si vuole concludere una storia romantica allo stesso modo in cui è stata condotta per quattro volumi, ovvero in modo frustrante, non riesco ad apprezzarlo.
Vuoi uccidere Ofelia? Fallo. Vuoi uccidere Thorn? Fallo. Vuoi uccidere metà dei personaggi secondari? Fallo. Ma deve avere un senso all'interno del disegno più grande che è la serie.
Presentare una coppia di protagonisti, sentimentalmente legati, o meglio, che lo diventano, che evolvono insieme, che cambiano, ma che sono sempre separati e che progressivamente si allontanato sempre di più tramite la strumentalizzazione narrativa di Thorn per arrivare a un'ennesima e forse definitiva separazione che, ancora una volta, serve per mostrare la forza di Ofelia, non lo trovo un finale sensato.
E Archibald? E' malato. Wolf e Blasius? Mi piace immaginarli in pace in quel villaggio, seduti sulla panchina.
Detto questo, ho comunque trovato piacevole il libro per certi aspetti. Ci sono molte idee che ho trovato intelligenti e interessanti.
Mi è piaciuto l'omaggio a "Queste oscure materie" nella definizione di queste "Ombre" che danno i poteri familiari, anche se forse la fine è stata un po' troppo simile tra le due saghe.
Mi è piaciuta l'idea del Corno dell'Abbondanza perché introduce un aspetto possibilmente fantascientifico e mi piace molto quando fantasy e fantascienza riescono a intrecciarsi. Mi è dispiaciuto solo non sia stato approfondito a dovere.
Ho trovato interessante l'idea del Rovescio e mi dispiace sia stato introdotto veramente solo nella parte finale del libro.
Nonostante tutto quello che ho scritto ho comunque apprezzato la crescita del rispetto reciproco nella coppia Ofelia-Thorn.
Mi è piaciuta l'idea della storia di Ambroise e tutta la rivelazione sul meccanismo degli automi.
Mi è piaciuto moltissimo lo scambio di riflesso e aspetto tra Eulalia e Ofelia.
Mi è piaciuto meno che di fatto Ofelia perde solo il suo potere di lettrice, insieme alle dita.
Infatti chi sembrava morto non lo è, il vecchio mondo riappare, gli spiriti di famiglia ricompaiono (quasi tutti), lo stesso Thron probabilmente verrà ritrovato, o almeno la sensazione è questa.
Non c'è una vero senso di perdita. Per quanto sia triste l'amputazione subita da Ofelia, lei stessa, dopo la scomparsa del suo potere di Attraversaspecchi dice che avrebbe preferito le fosse stato mozzato un braccio.
In conclusione "Echi in tempesta", non è un brutto libro. Le idee ci sono, anche originali, l'intreccio pure, le rivelazioni e i colpi di scena non mancano. Conclude la storia della serie, lo stile di scrittura un po' naive della Dabos non manca di essere apprezzabile.
Il problema è che è tutto affrettato, sembra confuso, sembra non ci sia stato davvero il tempo di mettere in ordine le idee o di dare giustizia a tutti i personaggi, che tutto proceda senza dei veri ostacoli per arrivare alla conclusione della saga e alle risposte che aspettavamo. Che tutto sia al servizio di questo scopo.
Si perde l'essenza della serie, la sua dolcezza e umanità.
Insomma, Christelle, potevi scrivere altri quattro libri senza fretta. Li avremmo letti.
Pienamente d'accordo, in particolar modo sull'ultimo capitolo della saga.
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